Pulcinella in terracotta e stoffa anticata
con occhi di vetro ( cm.15  cm.20  cm.25 )

                

 

 

   

 

 

 

 

 
   

 
Maschera in terracotta ( 3 misure )
disponibile in nero, cuoio, cuoio "vinaccia"

                  

Pulcinella in terracotta e stoffa anticata
con occhi di vetro ( cm.15  cm.20  cm.25 )

 

 
   

 

 

I pulcinella qui presentati sono lavorati a mano secondo
la tecnica dei pastori del  '700

 

 

 

 

     
 

Pulcinella in terracotta e stoffa anticata
con occhi di vetro ( cm.15  cm.20  cm.25 )

                               

 
   

 

 

 

 

 

 

 
   

Pulcinella in terracotta e stoffa anticata
con occhi di vetro

                                

Pulcinella in terracotta e stoffa anticata
con occhi di vetro ( cm.15  cm.20  cm.25 )

 
   

 

 

 

 

 
  Pulcinella è la maschera più diffusa nel mondo, esportato da artisti italiani emigrati secoli fa in Inghilterra, (Mr. Punch), in Francia (Polichinelle), in Russia (Petruska), Spagna (Don Cristobal), Olanda (Punk), Germania (Kaspar). Le sue caratteristiche fondamentali restano ovunque le stesse: il nasone adunco, la schiena gibbosa, l'aspetto generale grottesco e malinconico, cinico ed insieme straordinariamente umano. E così il suo carattere, tanto ricco di sfumature (e di contraddizioni) da divenire, appunto, un autentico 'universale'. Pulcinella incarna l’uomo più semplice, quello più debole, quello che nella scala sociale occupa l’ultimo posto. Chiamato a rappresentare l’anima del popolo, i suoi istinti primitivi. La verità sta nel fatto che a questa maschera il popolo ha riservato la funzione di riassumere e di esprimere la sua realtà il suo desiderio di rivincita e la voglia di vivere. Pulcinella è tutto e niente, maschio e femmina, vivo e morto, sciocco e intelligente, insidiosamente servile e senza limiti superbo, irriverente e “cortigiano”, a volte ottuso a volte furbo, ma sempre come se avesse una forma superiore di ragione.Pulcinella è ambiguo ,“indefinibile”.  
   

 

 

 

 

 
   


 

Pulcinella in terracotta e stoffa anticata
con occhi di vetro ( cm.15  cm.20  cm.25 )

                   

Pulcinella disteso in terracotta cm. 18

   
   

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Pulcinella con corno
disponibile in 2 misure ( cm. 15 e cm. 25 )

                          


 

Pulcinella irriverente cm. 10

           
   

 

 

 

I pulcinella qui presentati sono disponibili in varie misure

 

 

 

 

 
     

 

   

   

 

Pulcinella in terracotta cm. 10

 

 

 
 

 

 

 
   

 

 

 

 

 
 

                    

             
   

Pulcinella con base in terracotta

 

 
       

   

 

 

 

 

 
 

 

 

Busto in terracotta con occhi di vetro ( 2 modelli )
altezza circa cm 20

   
   

 

 

 

 

 

     

 

Pulcinella vestito lavorato a mano
su corno di bue ( 2 misure )

 

 
 
 

Pulcinella in terracotta da appendere
( da cm. 6 a cm. 15 )

 

 

 

 

 

 

 
 

                                   

 
 

 

 

   

Storia del corno

 

 

   

Il corno portafortuna è, senza dubbio, il più diffuso amuleto italiano. Le sue origini sono antichissime e risalgono addirittura ai tempi del Neolitico (3500 A.C.), quando gli abitanti delle capanne usavano apporre fuori dall' uscio un corno come auspicio di fertilità. Specialmente in quei tempi la fertilità veniva associata alla fortuna in quanto, più un popolo era fertile, più era potente e quindi fortunato. In altri tempi i corni venivano usati come doni votivi alla Dea Iside, affinché la Dea Madre assistesse gli animali nel procreare. La mitologia ci informa che Giove donò alla sua nutrice un corno in segno di gratitudine, questo corno era dotato di virtù magiche in modo che, la nutrice, potesse ottenere tutto ciò che desiderava. Il corno trae le sue origini per via della forma, si pensa infatti che gli oggetti a punta, specialmente se aventi forma di corno, difendono da cattive influenze e malasorte se portati con se. Si dice che il corno per portare fortuna deve essere ROSSO e FATTO A MANO. Rosso perché già nel Medioevo ogni talismano rosso aveva doppia efficacia e il rosso simboleggiava la vittoria sui nemici. Già nei tempi più antichi diverse popolazioni associavano al colore rosso un significato di fortuna e buon auspicio. In Cina e Germania dove tutti gli editti ed i sigilli imperiali erano rossi in segno di buona fortuna. Nelle Indie dove i raccolti venivano protetti con teloni rigorosamente rossi e strisce di tela dello stesso colore venivano portate sul collo per prevenire i mali. Gli antichi medici suggerivano che abiti rossi potessero guarire i reumatismi dove ogni mezzo aveva fallito. L'efficacia di tutti questi rimedi ed altri ancora non stanno nei vari materiali utilizzati ma , solo ed esclusivamente, nel colore rosso. Il motivo per il quale il corno deve essere fatto a mano sta invece nel fatto che ogni talismano fatto a mano acquisisce poteri benefici dalle mani che lo producono.
Emblematico antidoto e sacramentale scudo contro ogni malefico influsso, il corno è il referente apotropaico per antonomasia: amuleto propiziatorio, autentico simbolo della vita, da opporre a tutto ciò che viene ritenuto potenziale latore di morte. Apotropaios è parola greca che significa letteralmente "allontanante" da cui deriva l’italiano apotropaico, cioè di oggetto, gesto, parola o similia, che serve ad allontanare un’influenza magica, ritenuta maligna e/o dannosa per chi la riceve. E’ inutile ricordare che a Napoli, nella nostra città, l’oggetto apotropaico, nella sua varia forma e configurazione, ha assunto nel tempo un rilievo culturale non secondario. 

La convinzione che il cornetto rosso porti fortuna risale all’epoca preistorica, quando l’uomo primitivo associava la potenza fisica degli animali alla grandezza delle loro corna. Questa opinione si trasformò in culto idolatrico degli animali dotati di corna fino a considerarli vere e proprie divinità. In epoche successive troviamo idoli con sembianze umane, ma con teste di animali come la dea egizia Hathor (rappresentata o con la testa di vacca o con il volto di donna dalle lunghe corna) e il dio Amon, con le corna d’ariete. Per secoli insigni condottieri (ad es. Alessandro Magno) si fecero raffigurare con questi ornamenti sul capo, poiché le corna erano ritenute sia emblema di potere che di appartenenza e discendenza divina. La gente comune, assoggettata ed ammaliata da tali guerrieri investiti di potenza pseudo-divina, iniziò a costruirsi piccoli amuleti a forma di corna o di unico corno, fabbricandoli con materiali poveri quali il legno o la terracotta. Con il trascorrere dei secoli divennero piccoli feticci del buon augurio e proprio nella nostra penisola comparve il primo cornetto rosso. Inizialmente tali amuleti erano realizzati in corallo, perché la mentalità popolare annoverava il corallo tra le pietre preziose col potere di scacciare malocchi e fatture e di preservare dal male le gestanti (in realtà il corallo ha un’origine organica marina e non possiede alcuna virtù terapeutica e tantomeno di protezione). Nel Medioevo questi talismani si diffusero in tutta Europa ed i gioiellieri partenopei erano celebri ovunque per la creazione di collane e braccialetti ornati da innumerevoli cornetti del buon augurio. Per gli uomini era usanza portare un solo cornetto e di toccarlo e baciarlo prima di un’impresa bellica o prima di concludere un affare. A tali gesti scaramantici si aggiunsero filastrocche popolari mescolate a preghierine dal sapore cristiano e si mutarono così in veri rituali magico-superstiziosi